Alinari – Ludico / Leggero / Fantastico
ARMONIE
Ludico / Leggero / Fantastico
luca alinari la materia delle fiabe
Questa mostra, e il progetto legato ad essa, nasce da una grande amicizia. Un legame leale e sincero, fatto di stima, simpatia e autentico affetto che si è instaurato tra il protagonista assoluto di questo evento, Luca Alinari, e due artisti umbertidesi, padre e figlio, Emanuele e Samuele Ventanni.
Tutto ebbe inizio nel 2010 in Bielorussia, presso la Biblioteca Nazionale di Minsk, dov’era in corso il ColorFest, e dove le opere di tutti e tre i pittori erano esposte. Fu un altro loro collega, Riccardo Benvenuti, amico sia dei Ventanni che di Alinari, a presentarli: tra i tre si respirò subito aria di confidenza. Sullo sfondo delle loro opere, tanto differenti per forme, colori e storie, quanto vicine per passioni e sentimenti, nacque un’amicizia sincera e duratura. Quello scambio di parole e pensieri non si fermò a Minsk, ma proseguì diventando sempre più frequente. Storie, viaggi, esposizioni iniziarono ad intrecciarsi. Ognuno proseguendo il proprio cammino artistico, ma arricchendosi di scambi di pensiero ed esperienze di vita. I tre hanno condiviso la passione per l’arte, la curiosità di esplorare il mondo attraverso la conoscenza delle tante culture, i viaggi, la voglia di vivere a pieno la vita, in tutti i suoi sapori e colori. Nel 2010 Samuele è ancora un giovanissimo, ma promettente artista, Emanuele ha già consolidato il suo stile e riscuote successo ovunque, Alinari…lui è già Luca Alinari: un pittore colto, “intellettuale”, come viene spesso definito, e che la critica, il pubblico, i galleristi, i colleghi pittori applaudono e stimano.
Anagraficamente è il più adulto dei tre, ma nell’animo Luca era sicuramente il più giovane. Ha molto da offrire e lo fa senza riserbo. Ama la vita, l’ha sempre amata tanto, nelle sue più diverse sfumature, e l’ha vissuta inseguendo sempre con passione i suoi sogni e la sua sete di sapere che l’hanno reso un artista che non fu solo un amatissimo ed eccellente pittore, ma anche un grande uomo di cultura. La fame di conoscenza, intellettuale, visiva, vissuta e sognata ha caratterizzato l’esistenza di Luca Alinari e questo mix di amore per tutto ciò che è vita lo ha immortalato nelle sue tele, nelle sue opere, avvolte spesso da quel grande interrogativo che esse generano in noi, umili fruitori della sua arte.
“La pittura è quella cosa che non sappiamo dipingere”: in queste parole che spesso ripeteva Alinari, possiamo leggere il senso di una vita dedicata alla conoscenza e, naturalmente, all’arte. Come si dipinge la pittura? Non lo si fa, la si fa. E Alinari è stato un pittore atipico per tanti aspetti, unico per tanti altri. Un pittore intellettuale, saggio, ricco di curiosità. Un pittore che abbracciava la sua tela esattamente come un padre abbraccia un figlio appena nato. Che la teneva tra le braccia arricchendola di particolari preziosi ad ogni colpo, secco e preciso, di pennello: esattamente come fa un padre che cresce amorevolmente un figlio. Guardava crescere la sua creazione artistica tenendola stretta tra le sue braccia, non lasciandola mai sola o abbandonata su un cavalletto, almeno finché non la ritenesse ultimata, pronta per essere ammirata: esattamente come un figlio, ormai indipendente, al quale si lascia, un pò a malincuore e con un pò di nostalgia, la mano.
Luca Alinari ha lasciato questa vita da lui tanto amata nel marzo 2019, aveva compiuto 75 anni cinque mesi prima: probabilmente troppo presto perché, come tutti gli uomini che vivono con passione, aveva ancora molto da donarci. Ma di doni ce ne ha lasciati molti: la sua arte, eterna, e le sue parole, scritte o registrate nelle tante interviste rilasciate. Era un chiacchierone: sì, chi lo ha conosciuta lo ricorda. Gli piaceva parlare, ma cosa più importante, sapeva parlare. Perché tutti noi siamo capaci di parlare per ore e ore senza dire niente, lui no. Aveva una dote che lo rendeva un artista ancora più amato e particolare: sapeva parlare con tono aristocratico e sapiente, parafrasando ogni argomento con parole semplici ed esempi quotidiani in modo tale che tutti potessero capire i suoi pensieri rimanendone affascinati e quasi ipnotizzati. Raramente, come fanno i grandi artisti, spiegava le sue creazioni rendendole a volte misteriose, oniriche.
Osservando i suoi dipinti, infatti, spesso ci torna alla mente quel sogno, offuscato e annebbiato, che ci è rimasto in mente, o si riaprono memorie puerili, colori che ci appartenevano e magari non usiamo più nella quotidianità, quel tratto di lapis veloce e insensato che facciamo scarabocchiando un foglio mentre siamo al telefono, un paesaggio a noi caro ma ormai troppo lontano dai nostri occhi. C’è sempre qualcosa che ci somiglia o appartiene nelle opere del pittore fiorentino. Ma come riesce Luca Alinari a toccare tutti noi, chi in un modo chi nell’altro? Semplicemente perché ha osservato tutto ciò che lo ha circondato, memorizzandolo nella sua mente e riproponendolo sotto forma di arte. Non solo: quel legame paterno con ogni sua opera ha fatto nascere un sentimento tra l’artista e il quadro e il pittore tendeva a “rispettare le richieste” della sua creazione artistica. “Ho bisogno di arancio, di rosa, di rosso…è il quadro che me lo dice”: spiegava Alinari. È la sua stessa creazione che gli dettava come muoversi all’interno della cornice.
Luca Alinari non amava farsi conoscere troppo dal pubblico, ma la sua personalità lo metteva spesso sotto i riflettori: le sue passioni lo hanno a volte dolcemente tradito permettendoci di conoscere un pittore capace di far emergere dai suoi dipinti forti richiami di classicità e vicini, al tempo stesso, alle avanguardie a lui contemporanee. Oggi possiamo dire che è stato astuto e tenace a correre dietro con grinta e ardore a quelli che furono per lui grandi amori, impossibili da tener lontani dalla sua quotidianità. L’uno indispensabile per ampliare l’altro e spesso mescolati tra di loro: pittura, letteratura e cinema. Infatti Luca fu pittore, sì, ma anche scenografo e autore di scritti sulla pittura e racconti surreali che hanno fatto emergere, ancora di più, il suo poliedrico talento.
Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa nella sua vita Luca, ma scelse di fare il pittore. Probabilmente lo decise già da bambino, tra i tre e quattro anni, quando inizia ad incidere con il lapis il grande tavolo di marmo della cucina della casa paterna, nel quartiere fiorentino di Campo di Marte dove nacque il 27 ottobre 1943: “il gioco mio era quello di disegnarci sopra con una matita, ma non su una piccola parte, disegnavo l’intera superficie”. Un gioco – noto ai più perché lo ricordava spesso – che avrà innervosito sicuramente la mamma che ogni mattina si trovava a pulire quel grande tavolo pur sapendo che la sera il figlio “già pittore” lo avrebbe ricoperto ancora di disegni.
“Forse allora cominciavo a capire che avrei fatto il pittore, era chiaro da bambino che sarei stato pittore, era chiaro a tutti”: raccontava Alinari con un pizzico di nostalgia. Pur nascendo nel bel mezzo della Guerra, di essa Luca non ricorderà niente: quando finalmente termina ha meno di due anni e la sua infanzia è serena, spensierata, in un clima di rinascita e forte spinta culturale. E di cultura non ne manca in casa Alinari: ci sono libri, tanti, ma soprattutto c’è tanto sapere di vita. La casa paterna è sempre affollata: il padre, Filiberto, è il dentista del noto quartiere fiorentino di Campo di Marte, già stimatissimo fin dagli anni ‘30. La madre, Sofia Tomarelli, è un’apprezzata sarta dedita in particolare alla cucitura di abiti per bambini. Adelaide, sua sorella, ha nove anni più di lui. Di stimoli ce ne sono un’infinità nella grande casa a Campo di Marte. È un via vai di persone, ognuna delle quali, con il proprio essere e le proprie caratteristiche, arricchisce la curiosità del Luca bambino.
Cresce Luca e quella tela di marmo inizia ad essere stretta. Sarà un’altra ala della grande casa paterna ad attrarlo: la piccola casetta per gli attrezzi da giardino situata nel giardino condominiale. Lì, tra rastrelli, zappe e vanghe, c’è un grande tavolo dove può liberamente “lavorare” con la sua fantasia: un primo, spartano e atipico studio che lascerà, custodendolo nel cuore, per studiare. Voleva fare il pittore Luca, sì, ma sapeva che dipingere e basta non lo avrebbe mai soddisfatto: aveva fame di conoscenza, di cultura, voglia di studiare e apprendere. Avrebbe potuto iscriversi all’Accademia di Belle Arti, ma chissà, forse aveva già chiaro che tutto quel sapere che il liceo avrebbe garantito avrebbero arricchito la sua futura professione di pittore. La famiglia segue il desiderio del ragazzo che venne iscritto al collegio di Badia Fiesolana, fuori dal centro abitato di Fiesole ed inizia gli studi classici. Sono anni importanti per la formazione del nostro artista: nascono importanti amicizie, alle quali rimarrà legato tutta la vita. Ebbe la possibilità di saziare molto la sua infinita curiosità studiando con passione le discipline classiche, latino e greco, la letteratura antica e moderna.
È molto attivo tra gli alunni: entra a far parte della redazione del giornalino del collegio, ma non si dedica solo alla scrittura di articoli, bensì gli venne riservato uno spazio tutto suo, apprezzatissimo, come illustratore di vignette. Terminato il liceo Luca torna a Firenze per laurearsi poi alla facoltà di Lettere e Filosofia. Inizia anche a lavorare in un’importante agenzia pubblicitaria: il suo incarico è quello di creare slogan pubblicitari. Ed è bravo in questo perché, come detto, Alinari è un ottimo paroliere e riesce a trovare le parole giuste per ogni prodotto che gli viene proposto. Importante in questo periodo è lo studio della comunicazione e della semiologia: “la mia è una semiologia del quotidiano, del vivere continuo e delle sue motivazioni minimali”, diceva. Ed è agli anni, lavorando in quest’agenzia fiorentina, che incontra Ivana: i due si innamorano e dopo poco si sposeranno. Improvvisamente però, Luca lascia il suo lavoro come pubblicista e, quasi inspiegabilmente inizia a dedicarsi alla pittura a tempo pieno. Sono anni vivaci per l’arte e la cultura nella città di Firenze e Luca ha sicuramente avuto modo di approfondire l’argomento con grandi artisti che frequentavano i locali fiorentini. Il suo primo amore, quella passione puerile mai dimenticata né abbandonata, torna con grinta a bussare al suo cuore e Luca non riesce più a farne a meno: deve dipingere. ha un bel bagaglio culturale, ora può metterlo in pratica. Lo studio è importante per lui, ricomincia a farlo: studia arte e disegno da autodidatta. Esplorò a fondo la pittura di molti artisti lasciandosi influenzare, senza mai copiare, cogliendo da ognuno di loro quello che riteneva il meglio ed adattandolo al suo mondo. Studiando inizia a prediligere alcuni artisti, anche lontani tra di loro per stili pittorici ed epoche. Spazia da Giotto a Gentile da Fabbriano, Simone Martini e Ambrogio Lorenzetti, Benozzo Gozzoli a Gentile da Fabbrino, Antonello da Messina, Guido Reni,al lo scultore Antonio Canova, Velasquez, Van Gogh, Henri Matisse, Amedeo Modigliani, Paul Klee fino ad artisti del Novecento italiano come Giorgio de Chirico e la sua Metafisica, senza tralasciare gli artisti del Futurismo, Balla, Depero, Boccioni e Severini. Sarà la Galleria Inquadrature di Firenze la prima a credere in lui e ad offrirgli gli spazi espositivi per la sua prima vera mostra pittorica. Da questo momento Luca inizia una fase di forte sperimentazione pittorica: unisce colori fluorescenti, crea collage e trasposizioni fotografiche, studia e si avvicina molto alla realtà Neodada e Pop. Nei suoi quadri oggetti e figure vivono in un’atmosfera fantastica, sospesa. All’inizio degli anni ‘70 altre importanti Gallerie invitano Luca Alinari ad esporre: a presentarlo per la prima volta come artista fu l’amico Alfonso Gatto. È sempre in questo periodo, dal 1973 in particolare, che inizia a vendere i suoi quadri e la sua vita cambia: ora è ufficialmente un pittore. Non si ferma mai, il suo stile è in continua evoluzione: osserva l’uomo che lo circonda, il nuovo modo di vivere, che vede trasformarsi con il passare degli anni. La natura è spesso protagonista delle sue tele, paesaggi fantastici, onirici, lontani.
Il curriculum espositivo di Luca si ampia con il passare degli anni: la partecipazione alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma negli anni fino al 1993, con la grande mostra personale allestita al Palazzo Reale di Milano, quando, si afferma ufficialmente nella scena artistica nazionale. Il suo nome ormai è ben conosciuto nel settore: un suo autoritratto è esposto nel Corridoio Vasariano degli Uffizi accanto ai tantissimi ritratti e autoritratti i più importanti artisti della storia dell’arte. Il nuovo millennio prosegue sulla sia del successo e Alinari espone in molti Paesi europei e non: la sua pittura incanta anche la Cina dove, nel 2009, espose in tre grandi mostre, a Pechino, a Shanghai e a Kunshan e la Bierussia, dove nella sua vita entrano i pittori Emanuele e Samuele Ventanni.
Ne ha fatta di strada quel bambino che dipingeva con il lapis sul tavolo di marmo della cucina, ma non ha mai smesso, fino all’ultimo suo quadro di dipingere con quell’entusiasmo fanciullesco, innamorandosi ogni volta di un colore o di un particolare della sua opera.
Nulla di Luca Alinari va dimenticato: né le sue parole, né la sua arte. A distanza di quattro anni dalla sua scomparsa Emanuele e Samuele, in sintonia con il figlio Filippo e la moglie Ivana e con la giovane associazione culturale FrameWork, hanno voluto ricordare e, soprattutto, omaggiare un così importante pittore della contemporaneità: un artista instancabile e sapiente che ha fatto della sua cultura il suo punto di forza. Tutti noi, semplici fruitori della sua arte, riusciamo a percepire qualcosa, a riconoscerci in qualche particolare. Le opere di Alinari hanno bisogno di essere ammirate: devono continuare ad essere ammirate. Sono eterne, come lui.
DOVE?
Sale Nuove di Palazzo Vitelli alla Cannoniera, sede della Pinacoteca Comunale.
Città di Castello, 06012, PG
QUANDO?
Dal 17 giugno 2023 al 15 agosto 2023
tutti i giorni 10.00 / 13.00 e dalle 14.30 / 18.30
Chiuso il lunedì, ad eccezione di festivi e prefestivi